Il progetto è nato come lavoro interdisciplinare della classe 3 B, con l’obiettivo, attraverso ricerche geostoriche e lettura di giornali, di:

  • riflettere sul fenomeno dell’innalzamento di barriere a suggello delle divisioni territoriali, culturali e religiose;
  • eseguire, con una presentazione di slide, un dossier in cui evidenziare luoghi, storia e ragioni dell’esistenza dei diversi Muri del passato e odierni;
  • dipingere su un muro esterno della scuola un originale simbolo di pace.

Le competenze finali che si volevano sviluppare negli alunni erano le seguenti:

  • Usare le conoscenze e le abilità per orientarsi nella complessità del presente;
  • comprendere opinioni e culture diverse;
  • capire i fondamentali problemi di convivenza del mondo contemporaneo.

 

Il lavoro è iniziato a novembre ed è stato articolato in quattro momenti distinti:

Attività laboratoriali.

 

Fase 1. IL CONCETTO DI CONFINE. (limite naturale, limite politico, confine geografico, storico, politico, economico)

Fase 2. I CONFINI INVISIBILI. (i confini culturali ed etnici, le ragioni storiche, religiose, coloniali, e i luoghi più “caldi” riguardo ai conflitti etnico-religiosi) .

 

Fase 3. DAL CONFINE AL MURO. (l’impossibilità di una soluzione del conflitto porta alla costruzione di barriere, esempi concreti come:

 

  • Muro di Berlino;
  • Confine israelo-palestinese;
  • Muro di Cipro
  • Confine di Gorizia;
  • Muro del Pianto
  • Confine tra Messico e USA;
  • Muro del Sahara Occidentale;
  • Il caso di Belfast;
  • Il Vallo di Adriano in Inghilterra;
  • la Grande Muraglia Cinese;

 

 

Fase 4. ANCHE I MURI PARLANO: costruzione di un nuovo muro, simbolo della possibile convivenza pacifica dei popoli. (la street art come forma di comunicazione, dialogo e denuncia che dà un nuovo ruolo ai muri, laboratorio artistico pomeridiano sotto la supervisione dell’artista Gian Mauro Valente, in arte Valenberg, per realizzare un murales su una parete esterna della scuola).

 

Attraverso questo nuovo muro si trasferiscono, così, ad un pubblico scolastico più vasto i contenuti appresi nel percorso realizzato.

L’ultima fase del progetto, iniziata a marzo e durata circa 20 ore, ha coinvolto, oltre ai 20 alunni della classe 3B, anche alcuni volontari di tutte le altre sezioni con rientri pomeridiani (circa una cinquantina di ragazzi in tutto).

 

Il murales andava a recuperare un muro esterno della nostra scuola (su corso Roma) che qualche anno fa era stato dipinto da ignoti con una scritta. Il nostro obiettivo era duplice:

  • spingere gli studenti a riflettere sul valore dell’edifico scolastico come bene, anche materiale, appartenente a tutta la comunità e quindi da rispettare e da proteggere;
  • scoprire la valenza comunicativa di un muro, su cui non si devono fare scritte ingiuriose ed offensive, bensì si può utilizzare per dare voce ai valori e agli ideali che vengono approfonditi e sperimentati all’interno delle aule scolastiche.

 

Il progetto iniziale creato da Valenberg  non è stato realizzato interamente in quanto il Comune non ha dato l’autorizzazione alla parte centrale (ispirata all’opera di Banksy), per questo motivo si è optato alla creazione di quattro grandi quadri (partendo da destra a sinistra):

 

  1. La parte rossa “IL NOSTRO MURO È VIVO” in cui facciamo una dichiarazione d’intenti: quello è il luogo dove ogni anno gli alunni dell’Aldo Moro porteranno testimonianza della tematica che verrà approfondita in modo preferenziale a scuola.
  2. Pannello bianco in cui un ragazzo scrive su una lavagna “PROBLEMA: CANCELLARE O NON CANCELLARE …. OK CANCELLATO!” era il messaggio con cui avvertivamo il writer che aveva dipinto sulla parete che ci stavamo riappropriando del nostro muro.
  3. IL CIELO OLTRE LA BRECCIA NEL MURO, le pareti della scuola non limitano la creatività e la libertà degli allievi ma danno loro gli strumenti per volare davvero.
  4. Pannello centrale “ANCHE I MURI PARLANO”, che verrà ogni volta riempito con il tema dell’anno. Ora afferma l’importanza della parola per costruire la PACE: “Le barriere separano i popoli, solo col dialogo si abbattono”. I punti interrogativi sono anteriori al messaggio, spingevano a chiedersi cosa avremmo scritto poi.
  5. Richiamando un lavoro di Banksy il messaggio pessimista “NON HO UN FUTURO” diventa “IO HO UN FUTURO”, in quanto la missione della scuola è proprio quella di permettere a tutti i giovani di avere la possibilità di costruirsi una vita migliore. L’istruzione offre opportunità.

Le sagome dei tre ragazzi dipinte sono nate dalla foto vera di tre alunni di 3B, non del tutto riconoscibili però, in quanto il loro messaggio non vale solo per gli studenti di quest’anno ma per tutti quelli che frequenteranno il nostro istituto.

L’attività è piaciuta molto ai ragazzi e data la generosa disponibilità dell’artista che ha collaborato con noi in modo completamente gratuito (la scuola ha pagato solo i materiali), l’anno prossimo riproporremo il progetto ma con modalità leggermente diverse.

Milesi Fulvia